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Il segreto della felicità è la libertà. Il segreto della libertà è il coraggio. "- Tucidide. Θουκυδίδης, Thūkydídēs -Atene,ca. a.C. 460 a.C.- dopo il 440 a.C. -

" Il Caffè, INDIPENDENTE - FUTURO GIA' PASSATO. "

* deficit-PIL


In economia, all'interno del bilancio statale, il deficit o disavanzo pubblico è l'ammontare della spesa pubblica non coperta dalle entrate, ovverosia quella situazione economica in cui, in un dato periodo, le uscite dello Stato superano le entrate. Il disavanzo è dunque un risparmio pubblico negativo, al contrario del surplus o avanzo pubblico, che è risparmio pubblico positivo (quando le entrate superano le spese); in tal caso, però, l'avanzo pubblico va distinto dal cosiddetto avanzo primario, che considera la differenza tra entrate ed uscite al netto della spesa per interessi sul debito pubblico.



Come accade per qualunque impresa o famiglia, eventuali situazioni di deficit pubblico da parte dello Stato sono situazioni che devono essere quindi evitate oppure risanate entro tempi prestabiliti secondo modalità stabilite dal governo in carica tipicamente attraverso manovre economiche o leggi finanziarie oppure strategie economico-finanziarie di più lungo periodo (DPEF).


Spesa pubblica, deficit e debito pubblico [modifica]


Cause 


La spesa pubblica è composta dagli acquisti pubblici e dai trasferimenti alle amministrazioni locali, alle imprese e ai singoli (sottoforma di pensioni e altri tipi di sussidi, come quelli di disoccupazione). 

A fronte di tali uscite lo Stato incassa imposte di sua competenza, quali le imposte DIRETTE come quelle sul reddito dei singoli (IRPEF) e sul reddito delle società (IRES), e INDIRETTE, come l'IVA. 

Il saldo negativo tra entrate ed uscite rappresenta dunque il deficit o disavanzo.


La presenza di un deficit si può dunque attribuire ad un eccesso di spesa (causata da spese inattese o straordinarie, come una guerra o una catastrofe naturale, oppure da politiche economiche di sostegno alla domanda, da scelte politiche finalizzate a creare e mantenere il consenso politico; dall'incapacità o dalla mancanza di volontà di ridurre le spese superflue) e/o a insufficienti entrate (ad esempio politiche fiscali deboli, alta evasione fiscale, bassa crescita economica, che portano nelle casse statali meno denaro di quanto necessario a coprire i costi della pubblica amministrazione).

Misurazione 


Anche se il deficit pubblico viene misurato in termini assoluti, indicando il suo ammontare in euro o nella moneta in cui è espresso, gli economisti preferiscono valutarne le dimensioni relative, rapportando il deficit al Prodotto interno lordo del paese. Tale rapporto costituisce, peraltro, un parametro essenziale per il rispetto del Patto di stabilità e crescita per gli Stati membri dell'Unione Europea che rientrano nell'eurozona.


Copertura e possibili rimedi [modifica]


La presenza di un deficit accumulato nei conti pubblici pone allora la questione cruciale della sua copertura finanziaria. 

Questa avviene solitamente con l'emissione di titoli di stato come BOT e CCT, che vanno dunque a costituire il cosiddetto debito pubblico, sul quale lo Stato emittente paga necessariamente degli interessi che contribuiscono a loro volta ad un ulteriore quota delle uscite statali. In passato si è anche fatto spesso ricorso all'emissione di moneta, soluzione abbandonata quasi ovunque nel mondo perché ha effetti fortemente inflattivi (vedi inflazione e iperinflazione).


In quanto derivante dal disavanzo tra entrate e uscite, le politiche di riduzione del deficit pubblico futuro possono ottenersi attraverso una diminuzione delle uscite statali ovvero con tagli alle spese pubbliche e/o un aumento delle entrate statali ovvero attraverso un riallineamento della politica fiscale con aumento della tassazione sui contribuenti (stretta fiscale) ed inevitabile aumento della pressione fiscale, emissione e vendita di titoli di stato con conseguente aumento del proprio debito pubblico, vendita di beni pubblici sotto forma di privatizzazioni, condoni, diminuzione dell'evasione fiscale.




Deficit, politica economica e crescita economica


Una divisione tradizionale delle posizioni in materia di deficit e politica economica tra forze politiche conservatrici e progressiste, attribuisce alle prime la volontà di ridurre quanto più possibile il deficit dello stato o addirittura di chiudere in pareggio i conti pubblici allo scopo di mantenere ordine nei conti, di contenere la spesa pubblica e di preservare il ruolo di controllo dello stato nell'economia, mentre alle seconde verrebbe attribuito il desiderio di accettare deficit pubblici strutturali purché finalizzati a sostenere la domanda o a preservare le fasce sociali più deboli.


In particolare le posizioni che si rifanno alle idee keynesiane attribuiscono allo stato il compito di sostenere, quando necessario, la domanda di beni e servizi ricorrendo alla spesa pubblica anche in condizioni di deficit stimolando la crescita economica.